6 Febbraio 2013, Giornata contro le mutilazioni genitali femminili

Oggi è la Giornata Mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, terribile pratica che vede milioni di donne e bambine vittime di violenza sociale.

di Giorgia Martino 6 Febbraio 2013 19:05

Oggi 6 febbraio 2013 si celebra la Giornata Mondiale contro le mutilazioni dei genitali femminili: questa giornata va ricordata proprio per sensibilizzare contro l’infibulazione, quella disumana usanza presente in ancora troppi Paesi. Questa Giornata di azione è stata concepita nel 2003 da Stella Obasanjo, First Lady della Nigeria, per poi essere sancita anche dall’ONU come giornata internazionale della memoria per i diritti umani.

Le mutilazioni genitali femminili (descritte anche come ‘circoncisione femminile’) sono tutte quelle pratiche in cui i genitali femminili vengono rimossi parzialmente o totalmente. Questi interventi vengono eseguiti sia su bambine che su donne e, nella maggior parte dei casi, prima o durante la pubertà delle ragazze. Spesso può avvenire anche su donne in procinto di sposarsi, incinte del loro primo figlio o che hanno appena partorito.

Si tratta di procedure eseguite senza alcun motivo di salute ovviamente, e senza nessuna assistenza sanitaria. Il tutto, dunque, è messo in atto da levatrici, e l’operazione viene eseguita senza anestesia con forbici, lame di rasoio o coltelli. Sono associate ovviamente a dolori lancinanti inflitti a queste donne, con gravi conseguenze sia fisiche che psicologiche che si ripercuotono sulla loro vita e sulla loro salute, arrivando a provocare anche la morte delle vittime di tale pratica. Sono molte le organizzazioni non governative che lottano contro la circoncisione in quanto violazione dei diritti umani all’integrità fisica.

La pratica è un reato secondo il codice penale di molti Stati, inclusi tutti i Paesi dell’Unione Europea. Secondo l’Onu sono 140 milioni tra donne e bambine che dal 2008 sono state mutilate ai genitali. In Africa ogni anno circa 3 milioni di bambine sono a rischio di tali interventi. La Costa d’Avorio è uno dei Paesi africani più colpiti dalla pratica delle mutilazioni genitali femminili, con il 36% circa di donne circoncise nel Paese.

Le mutilazioni genitali femminili sono una grossa violazione dei diritti umani. In assenza di una necessità medica, espongono donne e ragazze a rischi per la salute, e le conseguenze mettono in pericolo la loro vita e il loro benessere” ha affermato Sylvie Dossou, Rappresentante UNICEF in Costa d’Avorio.

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