Marcha de las putas: il corteo femminista contro l’ignoranza sessista

Nata a Toronto, la Marchas de las putas dice NO a chi sostiene che l'abbigliamento di una donna determini una violenza sessuale, fisica o verbale che sia.

di Giorgia Martino 25 Agosto 2012 14:20

La “Marcha de las putas” (che tradotto vuol dire sarcasticamente proprio “Marcia delle puttane”) è un evento femminista che in Italia non ha avuto grossa risonanza, ma che sta letteralmente spopolando da quasi due anni in molte zone del mondo. Tutto è nato quando, nel gennaio del 2011, a Toronto, in Canada, il poliziotto Michael Sanguinetti dichiarò che le donne, per non essere vittime di stupri, non dovessero vestirsi come prostitute. Ovviamente il risentimento femminile è stato grande nei confronti della conclusione alquanto tonta, grossolana e ampiamente ignorante del poliziotto in questione, e così è nata questa manifestazione in cui le donne possono vestirsi come vogliono, sia con dei sacchi che scollate, con gonne corte e tacchi alti, a dimostrare che ogni donna può vestirsi come crede senza per questo dover essere vittima di molestie fisiche e verbali, senza escludere dal corteo quegli uomini che sono d’accordo con il rispetto dei diritti delle donne.

Dallo scorso anno, la Marcha de las putas ha coinvolto varie nazioni nel mondo, tra cui Canada, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Australia, Nicaragua, Honduras, El Salvador, Argentina e Messico. Proprio in Messico, presso Ciudad Juarez, lo scorso 24 agosto si è tenuta l’ennesima Marcha de las putas, con un’immagine molto evocativa: all’interno del corteo, infatti, vi era uno spazio vuoto delimitato da un nastro, per simboleggiare il vuoto lasciato dalle donne assassinate o scomparse a causa della violenza sessista.

La convocatoria afferma:

La parola puttana è stata usata come epiteto dispregiativo nei confronti delle donne, facendo riferimento alla loro sessualità. Tuttavia la parola puttana deriva da prostituta, una lavoratrice del sesso. La parola Puttana non dovrebbe avere una connotazione negativa, ma la assume perché viene utilizzata regolarmente come una forma di violenza maschile contro le donne.

Noi crediamo che nessuna donna dovrebbe essere attaccata per il modo di vestire, per avere una sessualità libera o conservatrice, per essere una lavoratrice del sesso o per il fatto di lavorare su qualsiasi altra cosa, insomma pensiamo che le donne non devono essere attaccate per essere donne.

La Marcia è un’espressione che ha avuto luogo nelle città di tutto il mondo contro la violenza di genere, dove diverse voci si uniscono per chiedere il rispetto per le donne e dire che No vuol dire NO! E nessuno ha il diritto di imporre un certo tipo di rapporto sessuale contro qualcuno o violare una persona per l’aspetto.

Si esprime a tal proposito anche la famosissima antropologa Marta Lamas:

“La Marcha de las Putas” è un evento inclusivo, a favore di tutte le donne, non importa la loro condizione. Nonostante il nome non si tratta di una marcia di lavoratrici sessuali ma di ogni tipo di donna che voglia protestare per il fatto che molta della violenza sessuale viene giustificata dall’aspetto provocante delle donne. Fare proprio il termine offensivo “Puttana” è una sfida e una liberazione. “Puttana” viene usato non solo per nominare le lavoratrici del sesso, ma anche per definire quelle donne che non si adeguano ai dettami della decenza.

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