Figli in provetta: fino a 16.000 euro per un bebè

Procreazione medicalmente assistita sempre più costose in Italia. Un salasso per migliaia di coppie.

di Francesco Giuseppe Ciniglio 13 Dicembre 2012 21:44

Un bambino in provetta può arrivare a costare anche 16.000 euro. Ricorrere alla procreazione assistita per avere un figlio è un vero e proprio lusso. Stando ai dati rilevati a seguito di un’indagine eseguita dalla commissione d’inchiesta sui disavanzi e gli errori sanitari, si tratterebbe di un conto troppo salato, specialmente se si fa riferimento al fatto che il rimborso medio nazionale versato dalle Asl alle regioni italiane è pari a 1.934 euro.

Figli in provetta – Le cifre

Chi desidera avere un figlio in provetta può arrivare a pagare fino a 16.000 euro in Lombardia, 7.000 euro in Emilia Romagna (il prezzo più basso), mentre la media nazionale si assesta attorno ai 12.000 euro.

Grosse differenze di costo dunque da regione a regione. Alle problematiche economiche, va ad aggiungersi la confusione per le coppie provocata dall’applicazione della legge 40, nuovamente rinviata alla Corte Costituzionale in seguito alla decisione presa dal Tribunale di Firenze.

La legge sulla “Procreazione medicalmente assistita” è tornata dinanzi alla legge. Caso sollevato di nuovo grazie al ricorso presentato da una coppia portatrice di una grave patologia genetica, che ha deciso di rifiutare l’impianto di embrioni non testabili o malati chiedendo che quest’ultimi vengano utilizzati per agevolare gli studi scientifici.

Stando a quanto spiegato dall’avvocato Gianni Baldini, legale della coppia che ha ispirato la decisione emessa dal tribunale di Firenze, per ben 3 volte la legge 40 è stata rinviata alla Consulta per perplessità di legittimità costituzionale riguardo la questione del quantitativo massimo degli embrioni impiantabili.

In seguito, grazie alla sentenza n°151, la Consulta ha optato per l’illegittimità costituzionale del decreto legge 40 per ciò che concerne il numero massimo d 3 embrioni e l’impianto simultaneo degli stessi.

Un passaggio lungamente atteso,  anche in virtù  della bocciatura risalente a qualche mese fa, della legge 40 da parte della Corte Europea dei diritti umani, che ha finito per bollare la detta legge come “incoerente”.  Lo stato italiano ha però presentato ricorso.

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