Pillola dei 5 giorni: è flop?
La pillola dei 5 giorni dopo ha fatto flop? I dati di vendita farebbero pensare di si. Da aprile scorso, infatti, sono state vendute solo 4.500 confezioni del suddetto farmaco. Ben poca cosa, se si raffronta questo dato a quello del mercato tedesco, in cui nel medesimo periodo, sono state vendute oltre 13.000 confezioni.
Obbligatorietà test di gravidanza
I suddetti dati provengono dalla SMIC (Società Medica Italia per la Contraccezione), che mette in risalto un dato allarmante: il 70% dei ginecologi non prescrive la pillola dei 5 giorni dopo per via dell’obbligatorietà del test di gravidanza preventivo, che dovrà essere presentato al medico con esito negativo.
“Diritti violati”
Un’anomalia “Made in Italy” secondo la SMIC, visto che nelle altre nazioni la prescrizione è libera e nulla impedisce l’assunzione di questo contraccettivo. Insomma ancora una volta le donne in Italia si vedrebbero private del diritto di decidere autonomamente se portare avanti una gravidanza o meno.
Oltre alle critiche all’obbligatorietà del test di gravidanza, assolutamente non necessario dal punto di vista clinico, la SMIC denuncia anche i maggiori costi a carico del Sistema Sanitario Nazionale che l’attuazione di questo sistema “malsano” comporta.
Appare evidente che la totalità di coloro che richiedono un contraccetivo d’emergenza non desidera avere una gravidanza, pertanto qualora rimanese gravida opterebbe per un aborto volontario, andando in contro ad una lunga serie di problemi.
Alla luce di quanto su espresso, la Smic nutre la speranza che anche l’Aifa possa adeguarsi alle altre nazioni europee, visto che qui la pillola dei cinque giorni dopo viene commercializzata liberamente.
Federconsumatori dal canto suo ha interpretato questi dati come preoccupanti, vedendo in questa politica sanitaria una minaccia per la libertà delle donne. Senza contare che gli indici fallimentari dati dalle vendite, possono essere interpretati come il risultato di una scarsa informazione riguardo la contraccezione, specialmente per ciò che concerne quella di emergenza.
Una campagna informativa potrebbe essere in grado di instillare nelle più giovani una cultura della contraccezione adeguata. Un intervento da attuare urgentemente, se si pensa che molti ginecologi italiani optano per l’obiezione di coscienza, ovvero non prescrivono contraccettivi d’emergenza e non praticano aborti per via dei loro convincimenti religiosi e morali, ledendo, di fatto, l’autonomia e la libertà di tutte quelle donne che desiderano esercitare il diritto di aborto, garantito dalla legge italiana.