Crisi economica, una donna su quattro rinuncia a curarsi
Quando la crisi tocca addirittura il settore della salute, lo Stato e la società non possono più definirsi ‘in crisi’ ma con un vero e proprio fallimento in fieri. E purtroppo la penuria economica sembra toccare soprattutto il tasto della salute femminile, con una donna su quattro che rinuncia a curarsi per problemi legati proprio al portafogli. E, come le ingiuste regole di una società maschilista esigono, le donne per essere ‘brave madri e ottime mogli’ vanno a destinare il denaro per lo più alle esigenze di figli e famiglia in generale. Insomma, un quadretto per nulla innovativo pare di capire, in un’Italia borghese e maschiocentrica in cui alle donne è insegnato il politicamente corretto ‘autosabotaggio’. Se a questo vi aggiungiamo la crisi, come pretendere che le cose non peggiorino? Anzi: le difficoltà economiche creano un’ulteriore pseudo-motivazione per rimandare una giusta ed equa evoluzione dei costumi.
I numeri delle donne che rinunciano a curarsi per difficoltà economiche sono il risultato di un attento studio effettuato dall’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da), ricerca effettuata con la partecipazione di Farmindustria e pubblicata nel libro dal titolo La salute della donna. Analisi e strategie di intervento.
Secondo quanto fotografato in questo volume, oltre ai problemi economici vi sarebbero anche intoppi dovuti ad un’ottica culturale di genere che porta le donne ad aderire anche poco alle campagne di sensibilizzazione e, dunque, a rendersi meno conto della gravità di alcune patologie.
Per quanto il libro concentri la sua attenzione sull’Italia, la situazione sembra difficile anche nel resto dell’Europa: un quinto delle donne europee si ammala di tumore prima dei 75 anni, ma di questi tumori un terzo potrebbe essere evitato con la giusta prevenzione.
Altre patologie più tipicamente di genere che vengono trascurate a causa della crisi si trovano la depressione (con il 7% di incidenza annua) e le malattie cardiache e cerebrovascolari.
L’invito di O.N.Da e Farmindustria è di ripensare il Servizio Sanitario Nazionale in una nuova ottica di genere.
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