Giovinezza eterna? Rimanere giovani per sempre sembrerebbe essere una possibilità concreta grazie al Fire Facial, una nuova e controversa tecnica pronta a spopolare anche in Italia.

L’ultima tendenza in materia di trattamenti di bellezza proviene dalla Cina. Qui gli estetisti curano la pelle dei propri clienti con delle fiamme sul viso (Huǒ Liao). Quest’ultime vengono adoperate al fine di stimolare la rigenerazione delle cellule, ringiovanendo la carnagione.

Fire Facial – Come funziona

L’estetista va ad applicare un panno imbevuto di alcol, unitamente ad un particolare elisir per la pelle, prima di appiccare le fiamme sulla zona da trattare. Quest’ultime vengono poi propagate lungo tutto il volto.

Secondo gli esperti, questo singolare trattamento estetico stimolerebbe la pelle, curando rughe e cedimenti e aprendo i pori. Sembrerebbe inoltre in grado di curare qualsiasi problematica, come raffreddore, obesità, etc.

Durante l’esecuzione, il volto viene coperto da un asciugamani e la pelle viene cosparsa con un unguento.

Fire Facial – Sicurezza

Stando a quanto espresso dagli estetisti cinesi, questo metodo sarebbe sicuro ed esente da rischi se eseguito da personale specializzato, dato che la pelle trattata con questo elisir, non subisce bruciatura, ma viene solo riscaldata.

Ad ogni modo i pericoli sembrerebbero essere reali, dato che si tratta pur sempre di fiamme libere.  Secondo Jacob Teitelbaum, autore di “Real Cause, Real Cure”, il fuoco non sarebbe necessario, dato che l’alcol agevola la penetrazione dell’elisir nella pelle. Fiamme inutili? Difficile comprendere la verità dei fatti, vista la giovane età del trattamento e la scarsa diffusione dello stesso (almeno al momento).

Fire Facial – La parola alle lettrici

Ringiovanire la pelle del viso e curare i disturbi dell’organismo infiammando il volto? Vi sottoporreste ad un trattamento estetico del genere? Giovani per sempre rischiando faccia e pelle o meglio invecchiare serenamente, senza correre rischi e soprattutto sottoporsi a questo trattamento “flambè?” A voi la parola.