Sla: cura in arrivo grazie alla marijuana?
A breve partirà la seconda fase di test clinici sul Sativex, un farmaco antispastico prodotto dai derivati di cannabis, che verrà somministrato in via sperimentale ai soggetti affetti da Sla. Il Sativex prende il nome dalla cannabis sativa, una particolare variante della marijuana. Al momento, la formulazione spray del Sativex ha mostrato effetti benefici contro la spasticità, uno tra i sintomi prevalenti della sclerosi laterale amiotrofica.
A dirigere la sperimentazione ci penserà il dottor Giancarlo Comi, responsabile dell’Istituto di neurologia sperimentale dell’Irccs San Raffaele di Milano. Il team di ricerca guidata da Comi, recluterà i sessanta pazienti che verranno sottoposti all’esperimento.
Il progetto verrà finanziato dalla Fondazione italiana di ricerca per la Sla (Arisla) e durerà 3 mesi. Nel corso delle prime sette settimane, i pazienti verranno scissi in due differenti gruppi. Al primo gruppo verrà somministrato il Sativex, mentre al secondo gruppo verrà dato un placebo. Successivamente, lo staff medico si occuperà di monitorare il quadro sintomatologico dei pazienti.
Nelle sei settimane successive, i ricercatori valuteranno efficacia, eventuali effetti collaterali e sicurezza del farmaco che verrà offerto a tutti i partecipanti.
Il progetto, che prende il nome di Canals, è stato presentato a Milano durante il congresso della Fondazione italiana di ricerca per la Sla, sponsor che finanzierà la ricerca con più di 50.000 euro.
Rivoluzione in vista? E’ lecito ipotizzarlo, visto che i farmaci impiegati attualmente per combattere la spasticità spesso hanno mostrato effetti collaterali considerevoli e nella maggior parte dei casi hanno finito con il fallire.
Al contrario, i cannabinoidi hanno dimostrato di poter contrastare il dolore in maniera efficace e di essere in grado di arrestare il degenerare della malattia.
La marijuana avrebbe inoltre un benefico effetto neuroprotettivo, che nella maggior parte dei casi ha permesso il rallentamento del processo che porta alla perdita delle capacità motorie, allungando l’aspettativa di vita degli animali a cui è stata somministrata.